Questa è una ricetta per me molto speciale, molto tradizionale e buonissima a dire poco. Quando in famiglia ci troviamo per pasteggiare insieme che sia per compleanni, festività o solo perché non ci vediamo da un po’, i fichi caramellati non mancano mai. Li portiamo in tavola subito perché non si capisce bene quale sia veramente il loro ruolo, c’è chi li gusta come antipasto e chi invece ne fa un dolce. Accompagnati dall’altrettanto tradizionale piadina romagnola, li considero un po’ come il pinzimonio da lasciare in tavola per chi desidera smangiucchiare qua e là tra le portate.
Legata a questo cibo divino così prepotentemente romagnolo c’è una storia che mi ha raccontato La mia nonna Giulietta (la è volutamente maiuscolo perché così parliamo qui in Romagna). Un pomeriggio ci siamo sedute insieme e l’ho registrata perché voglio portare la storia con me e voglio che sia la sua voce a ricordarmela.
Una storia di famiglia
Il mio bis nonno Armando aveva diversi alberi di fichi nella sua proprietà, una volta raccolti a fine estate era solito tagliarli a metà e seccarli al sole adagiati su dei cartoni in cima ad uno stabile.
Non più convinto della resa dei fichi secchi da gustare durante l’inverno, decise di cambiare metodo e di provare a cucinarli con lo zucchero nella stufa a legna del casone, conservandoli in barattoli o bottiglie di vetro tagliate per poi mangiarli “per secondo, per dolce, per tutto”. Per contrastare il gusto molto dolce dei piccoli fichi succosi, li abbinò con un formaggio fresco e morbido, il furmai murbi, di produzione di un contadino della zona, una bontà!
Il fratello di Armando, zio di nonna Giulietta, negli anni ‘50 gestiva un ristorante, la Trattoria Lamone (oggi Osteria da Dumandò), siccome la famiglia aveva scorte di fichi caramellati per tutto l’inverno e oltre, Armando convinse suo fratello a proporre i fichi con il furmai murbi ai clienti del ristorante e fu un successo.
Dato che non si conosce l’origine precisa di questo fortunato abbinamento di sapori, a me piace pensare che sia stato Armando a rendere popolari in Romagna fichi e squaquerone.
Inizialmente vi si abbinavano formaggi freschi prodotti localmente, ora ciò che va per la maggiore nelle case e nei ristoranti romagnoli è lo squacquerone, formaggio morbido leggermente acidulo che si sposa benissimo con la dolcezza del fico. La piadina è stata introdotta più tardi e io trovo che le tre cose insieme siano l’apoteosi della bontà.
Accorgimenti
Preparare i fichi caramellati è davvero semplice, la cosa importante è che i frutti siano maturi al punto giusto, lo si capisce perché si staccheranno facilmente dall’albero. Se non avete un albero di fichi a disposizione, troverete i fichi in stagione al mercato ortofrutticolo a fine estate, devono essere morbidi ma non troppo.
In cottura è fondamentale non mescolare mai, i fichi si romperebbero, invece devono rimanere interi per conservare l’interno succoso e pieno di semini croccanti.
I fichi sottovuoto si mantengono per anni, più il tempo passa e più diventeranno scuri fino a sembrare neri, meglio se consumati dopo diversi mesi dall’invasatura.
La quantità di zucchero varia in proporzione alla quantità di fichi.
Ottimi serviti con formaggi più o meno stagionati, con o senza piadina, deliziosi anche gustati insieme al gelato.
Buona preparazione!
La ricetta
Tempo di preparazione 20 minuti
Tempo di cottura 2-3 ore
Dosi 10-12 vasetti da 15 cl
Senza glutine
Ingredienti
1 kg di fichi
300 gr di zucchero
Procedimento
1. Aggiungere i fichi ad una pentola antiaderente alta e capiente. Versare lo zucchero e portare la pentola su fuoco basso. Lasciare cuocere per circa 2-3 ore senza mai mescolare per evitare di rompere i frutti. I fichi sono pronti quando assumono un colore marrone scuro
2. Riempire subito i barattoli precedentemente sterilizzati con i fichi ancora caldi, aggiungere alla fine il fondo di cottura dividendolo tra i barattoli, richiudere velocemente il tappo e capovolgere a testa in giù per creare il sottovuoto. Lasciare raffreddare completamente e conservare nella dispensa a temperatura ambiente lontano da fonti di calore e luce
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